A Catania, il termine “cavallo di ritorno” è tristemente noto per indicare una pratica estorsiva legata ai furti di auto. Questo fenomeno, che ha radici profonde nella criminalità organizzata locale, rappresenta una delle tante sfide che la città può e deve affrontare, con la collaborazione dello Stato e delle Forze dell’Ordine locali a cui vanno dati gli strumenti idonei per combattere il fenomeno.
Cos’è il “Cavallo di Ritorno”?
Il “cavallo di ritorno” è una forma di estorsione in cui i ladri rubano un’auto e poi contattano il proprietario per chiedere un riscatto in cambio della restituzione del veicolo. Questo metodo sfrutta la disperazione e l’urgenza del proprietario di riavere la propria auto, spesso essenziale per il lavoro o la vita quotidiana. Insomma rubare al poveraccio che, per disperazione, accetta di pagare pur di avere il proprio mezzo, pur sapendo di commettere un reato. E se non accetti il ricatto? Questo è il risultato:
Come funziona?
Dopo il furto, i ladri lasciano un messaggio o contattano direttamente il proprietario, offrendo di restituire l’auto dietro pagamento di una somma di denaro. Il riscatto richiesto può variare, ma è generalmente inferiore al valore dell’auto, rendendo l’offerta “conveniente” per il proprietario rispetto alla perdita totale del veicolo.
Le conseguenze
Questa pratica non solo causa un danno economico diretto alle vittime, ma alimenta anche un clima di paura e insicurezza nella comunità. Le vittime spesso non denunciano il crimine per timore di ritorsioni, il che rende difficile per le forze dell’ordine combattere efficacemente questo fenomeno. Non è che cambi qualcosa nel caso di denuncia?
Nel caso di questa Giulietta, di cui alle immagini, parcheggiata il 10 agosto a due passi dal Castello Ursino da una copia di turisti della provincia di Ragusa, amanti della città metropolitana di Catania dove spesso venivano per visitare il suo meraviglioso centro storico e approfittarne per fare acquisti nei centri commerciali ricchi di negozi, non c’è stato il “cavallo di ritorno” in quanto il proprietario ha subito denunciato il furto ad una pattuglia di carabinieri in sosta a 50 metri dal luogo in cui era parcheggiata l’auto. Successivamente c’è stata la denuncia anche al 112 perchè la targa venisse comunicata alle pattuglie in giro per la città, anche se quella sera a Catania c’era il concerto di Emma Marrone, a Villa Bellini, dove i lampeggianti blu erano quasi tutti lì, e dintorni. Risultato della denuncia? Il ritrovamento dopo una settimana della macchina, cannibalizzata e privata di ogni oggetto.
Le risposte delle Autorità
Le autorità locali e le Forze dell’Ordine dicono, a braccia aperte, che stanno cercando di contrastare il “cavallo di ritorno” attraverso operazioni mirate e campagne di sensibilizzazione. Tuttavia, la collaborazione della comunità, che dovrebbe essere essenziale e conveniente per il bene della città, viene a mancare visto che sono in pochi a denunciare questi crimini e aiutare a smantellare le reti criminali che li perpetrano.
Di certo c’è che chi subisce il disagio del furto d’auto, come la coppia di malcapitati in questione, che dopo la mezzanotte è stata abbandonata a piedi anche dalle Forze dell’Ordine in una città piena di malavita, non tornerà mai più a Catania e quindi non spenderà più neanche un euro in questa città. Il proprietario di questa Giulietta, dopo aver visto i rottami della sua macchina ha dichiarato: “Fanculo la città di Catania e anche il suo Patrimonio Mondiale dell’Umanità, perchè questa non è una città per l’umanità, chi vive e chi governa questa città è complice di questo fenomeno malavitoso”.
Conclusione
Il “cavallo di ritorno” è una pratica estorsiva che sfrutta la vulnerabilità delle vittime e rappresenta una sfida significativa per la sicurezza pubblica a Catania. La lotta contro questo fenomeno richiede uno sforzo congiunto da parte delle autorità e della comunità per creare un ambiente più sicuro e più protetto per tutti.